Addio Equitalia! Ma…

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A partire dall’1 Luglio 2017, per effetto del decreto fiscale 193/2016, convertito nella Legge 225/2016 e approvato insieme alla Legge di Bilancio ad ottobre, Equitalia viene soppressa. E tutti i rapporti pendenti, comprese le cause in corso, si trasferiscono al nuovo soggetto che ne prenderà il posto, ossia l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Passaggio che porterà alla rottamazione delle cartelle inevase, attraverso una sorta di sanatoria su more e sanzioni in favore dei cittadini che potranno pagare il dovuto senza gli interessi.

CARTELLE PENDENTI

Per quanto riguarda cartelle e debiti pendenti con Equitalia, comprese le imposte erariali e locali – come Tasi, Imu, Tari o bollo auto – non spariranno con la soppressione di Equitalia, ma verranno trasferite all’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Questo significa che esisterà una continuità nei crediti, poiché il cambio di soggetto non cancella il debito. Quindi, i cittadini che hanno ricevuto una cartella di pagamento – o che hanno tuttora un piano di rateazione – dovranno corrispondere quanto dovuto al nuovo ente.

COSA CAMBIA?

Tra le novità poi spicca il potenziamento delle modalità di riscossione del nuovo ente, che avrà più poteri rispetto a Equitalia: il decreto consente infatti all’Agenzia delle Entrate-Riscossione di utilizzare banche dati e informazioni già in uso all’Agenzia “anche ai fini dell’esercizio delle funzioni relative alla riscossione nazionale”.

Agenzia Entrate – Riscossione, avrà la possibilità di accedere direttamente all’Anagrafe tributaria, alle banche dati dell’INPS e soprattutto ai nostri conti correnti bancari o postali. Tutte queste banche dati erano accessibili solamente dall’Agenzia delle Entrate, ora anche l’Ente di Riscossione potrà direttamente accedervi per verificare lo stato di “salute” del contribuente.
Equitalia non ne aveva il diritto.

Risultato: procedure molto più veloci. Il nuovo Ente potrà verificare immediatamente i crediti del contribuente ed il suo patrimonio, con la possibilità di aggredire per rifarsi sui mancati pagamenti. Pignorare il quinto dello stipendio o direttamente il TFR non sarà un problema l’Ente accederà alla banca dati Inps, verificherà dove lavori (se lavori) e via, il gioco è fatto: veloce ma doloroso!

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